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Intervista a Solomun

Il DJ, producer e label owner si racconta

Intervista a Solomun Il DJ, producer e label owner si racconta

DJ, label owner, party maker, ovviamente producer, ma anche filmmaker. Il curriculum che Solomun si è costruito, ora che ha compiuto 40 anni, è incredibilmente ricco. Resident Advisor, bibbia della musica elettronica, lo definisce uno dei più influenti personaggi che hanno contribuito a rendere la musica elettronica quella che è oggi.

Lo ha fatto producendo hit, Kackvogel, remixando (in questi giorni esce la collezione di suo remix dal 2009 al 2015) e presentando un party ad Ibiza, la Solomun +1 Night. E lo fa ovviamente attraverso due etichette, la Diynamic e la 2DIY4. Proprio in occasione del compleanno della prima, abbiamo raggiunto il producer di Amburgo, ma figlio della disgregazione jugoslava, per fare il punto sulla sua carriera, sui traguardi e sugli obiettivi.

 

1. Quest’anno la Diynamic compie 10 anni, un gran traguardo, specialmente per una label nata con l’idea di DIY. Ti ricordi com’è cominciato tutto?

Certo, ricordo esattamente il momento in cui fondammo la Diynamic Music. Erano giorni molto diversi per noi, avevamo pochissimi soldi, facevamo un party al mese ad Amburgo, e questo era più o meno tutto. E se mi guardo indietro è davvero difficile realizzare tutto quello che è successo. Mi sento prima di tutto molto fortunato, perché quando abbiamo fondato la Diynamic volevamo principalmente che il suono che ci piaceva avesse una piattaforma dove esprimersi. E oggi vedo tutti gli incredibili talenti che appartengono alla nostra famiglia e quasi non ci credo. Questo mi rende davvero contento, e orgoglioso.

2. Il tuo party ad Ibizia è diventato un solido punto fermo della nightlife dell’isola. Qual è la più grande preoccupazione nel creare un party così grosso in un posto così competitivo? Ci sono rischi che continui a correre?

Devi sempre correre dei rischi, e questo è un fatto. Anche se dall’esterno può sembrare tutto semplice – ci sono sempre rischi. E quando ho deciso, nel 2013, di andare al Pacha di certo mi sono preso un rischio. È un grande club, e l’immagine che trasmette è quella di una sorta di club per VIP. Quindi c’è voluto un grosso sforzo e tanto tempo perché potessimo essere sicuro di realizzare un gran party con le giuste vibrazioni. Ha funzionato e continua a farlo. Ma sì, è stato un grosso rischio di certo.

3. Sei oramai considerato come uno degli artisti più influenti nella scena dance europea. Qual era lo stato dell’arte della club culture ad Amburgo quando hai cominciato a suonare? Qualche tempo fa ne avevo parlato con Tensnake, che mi aveva raccontato della presenza della techno praticamente ovunque…

È vero, quando ho cominciato a produrre musica l’ho fatto usando tante armonie e melodie perché in quei giorni la minimal era pressoché ovunque. Non fraintendermi: non c’è niente di male nella minimal. Ma per me era semplicemente “too much”, ed avevo il desiderio che la musica elettronica fosse qualcosa di un po’ più emotivo. È stato anche il motivo per cui ho fondato la Diynamic, per dare a questo suono una piattaforma. Ad Ambugo c’è sempre stata tanta house music, ma più concentrata nel filone old school vocal-gay-house. E il resto era Techno.

4. Sei un grande fan del filmmaking, e se non vado errato era uno dei tuoi più grandi hobby da teenagers. Quali sono i tuoi film preferiti? E sei un qualche modo coinvolto nella realizzazione dei tuoi video? Penso a quel capolavoro di Kackvogel…

È vero, ma è diventato più che un semplice hobby ad un certo punto. Ho fondato una agenzia di produzione con alcuni amici ed abbiamo prodotto e diretto alcuni short-movie. Ma sì, certo, sono un gran fan del cinema. I miei film preferiti credo siano “The celebration” di “Thomas Vinterberg, “Children of Heaven” di Majid Majidi e “Black cat, white cat” di Emir Kosturica. Ma ovviamente ce ne sono molti altri.
Parlando di Kackvogel invece: è stato molto facile per me perché un mio caro amico, Jakob Grunert, ha avuto l’idea e realizzato il video con tanta improvvisazione sul set. Credo che il risultato sia stato bellissimo.

 5. Come hai gestito la transizione dalla scena undeground ai grandi palchi? È abbastanza impressionante come tu sia riuscito a mantere il tuo stile intatto anche quando ti sei ritrovato di fronte ad audience enormi. Credi di avere una schiera di fan molto devoti?

Credo di essere sempre lo stesso, al di là dell’ambiente in cui suoni, non mi comporto in maniera diversa. Quanto ai miei fan: loro sono assolutamente fantastici! Ne incontro diversi, molto spesso, e in diversi posti del mondo.

6. Stai progettando l’uscita di un album? Credi che la carriera di un DJ necessiti di uno step simile?

Ho rilasciato la mia prima Compilation di remix la scorsa settimana, e mi sono molto divertito a compilare i miei remix preferiti degli ultimi sette anni in due CD. Il prossimo anno spero d’aver più tempo a disposizione per lavorare in studio, e magari ad un album. Per rispondere alla tua seconda domanda: il mio ultimo e unico album è di 7 anni fa, ma questo non ha evidentemente messo a repentaglio la mia carriera da DJ.

7. Sono molto curioso di sapere cosa farà una mente cross-settoriale come la tua, una volta ritiratoti dalla musica. 

Gran domanda, non saprei davvero come rispondere! Perché, davvero, non ne ho idea. Ho sempre bisogno di fare qualcosa, ma non posso dire in quale "campo" sarà.

8. Domanda personale: qual è la parte migliore della vita da DJ? 

Quando sei libero e non devi viaggiare è splendido (ride). No, sul serio: quando suoni in qualche club o ai festival, e la gente sorride e balla e si diverte grazie a quella particolare serata, al mood e alla tua musica: in quel momento essere un DJ è il miglior lavoro del mondo. 

9. Ci dai qualche nome di producer che state tenendo d’occhio e che sono pronti per il grande salto?

Questa è sempre una domanda così difficile! C’è un sacco di talento lì fuori. Un po’ ovunque nel mondo ci sono giovani producer, il che è un grande sviluppo rispetto agli ultimi anni. Consiglierei i due nuovi acquisti della famiglia Diynamic, due italiani: Lehar e Undercatt.