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#ItStartsHere

Tutto il meglio della presentazione della nuova collezione di Foot Locker a Londra

#ItStartsHere Tutto il meglio della presentazione della nuova collezione di Foot Locker a Londra

C’è sicuramente una ragione se Londra, nel corso della sua storia, ha visto accadere davanti ai suoi occhi alcune delle rivoluzioni culturali e sociali della storia dell’umanità. Non deve essere un caso, infatti, che proprio quel polo multi-culturale così vibrante e così stimolante abbia finito con l’ergersi come uno dei tre poli più importanti d’Europa, prima che la Brexit cercasse di portarcela via. Se infatti il referendum per l’uscita britannica dall’Unione Europea ha riscosso un certo successo in alcune aree del paese, Londra resta la roccaforte della diversità, e la diversità, lo sappiamo, non genera altro che stimoli.

Uno di questi è Sadiq Khan, il (relativamente) nuovo sindaco di Londra. Musulmano, giovane, nei mesi scorsi ha apertamente supportato la causa della riapertura del Fabric e in questi giorni è stato intervistato dal Rough Trade, il più importante negozio di dischi della città. Il segnale ideale per una città che vuole continuare a mostrarsi aperta, cosmopolita, grande.

Ecco perché Londra – per la quarta volta consecutiva – quest’anno rappresentava il migliore dei luoghi possibili per ospitare la nuova campagna di Foot Locker: #ItStartsHere. Un evento dedicato alla celebrazione della sneaker culture, in compagnia di alcuni esperti che hanno fatto della cross-settorialità un’arte vera e propria come Kish Kash e DJ Semtex. La location scelta per quest’anno è stata il Village Underground, un vero e proprio rifugio in stile perfettamente british che non ha fatto altro che esaltare le potenzialità di una nuova collezione, quella del 2017 di Foot Locker, che ha puntato forte sulla diversità culturale, sartoriale e di immaginari, coinvolgendo tutti i maggiori brand che collaborano col colosso della vendita: Nike, Jordan, Puma, adidas e Reebok. Uno statement imponente, davanti agli occhi dei media e influencer di mezzo mondo, che ha dimostrato la voglia del brand di non mollare neanche un centimetro.

Non è un caso che questo evento si sia tenuto a Londra, dicevamo, e non è neanche un caso che il giorno scelto sia stato il 12 gennaio. La data infatti era quella prescelta dalla NBA per uno dei suoi Global Games, eventi organizzati dalla Lega per esportare quel modello (vincente) in tutto il mondo, per mostrarsi vicino ai milioni di fan che LeBron James & Co. sono riusciti a conquistare anche da questa parte dell’Oceano. A sfidarsi quest’anno sono stati i Denver Nuggets e gli Indiana Pacers, che potevano contare su di un Paul George appena insignito dalla Nike dell’onore di una signature shoes, la PG1. Dal loro canto i Nuggets potevano contare su Danilo Gallinari, assoluto beniamino del pubblico europeo.

Assistere ad una partita NBA dal vivo è sempre una esperienza difficile da condensare in qualche riga. Avrete già sentito parlare dello “spettacolo” che accompagna il gioco, del meraviglioso contorno che fa parte del concetto stesso di sport che hanno gli americani. Dal quale c’è tantissimo da imparare, senza ombra di dubbio, se non fosse altro che per la gestione dei tempi e degli spazi temporali. Guardare l’NBA è bello, anche quando la partita non ha poi troppo da raccontare (come in questo caso – fatta eccezione per le visioni paranormali di Nicola Jokic).

La lunga esperienza targata Foot Locker si conclude poi di nuovo in un Village Underground che si rifà il look, pronto ad ospitare il movimento musicale e culturale più influente del passato (e di certo anche del prossimo) anno in UK: il grime. Dave e AJ Tracey sono le punte di diamante di un movimento fatto di attitudine e tracksuite.

 

Tutto il messaggio di Foot Locker durante questa folle, lunghissima, giornata è positivo: si riparte da qui, dall’integrazione, dalla musica, dallo sport, dalla tradizione e dalla modernità per costruire qualcosa che nessun muro potrà mai bloccare.