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Ben Wilson e la leggenda del numero 25

The Basketball's Disease

Ben Wilson e la leggenda del numero 25 The Basketball's Disease

Avete mai sentito la magnifica espressione “Oh, he’s Magic Johnson with a jump shot!” pronunciata su di un campo da basket? 
Nel 1984 questa frase si tatua ideologicamente per la prima volta sulla pelle di un ragazzo del South Side di Chicago, nell’Illinois. L’America, come pure altre grandi nazioni, non gode di tassi di criminalità molto bassi, e il nome di alcuni quartieri restano sinonimo di paura e violenza.

Recentemente alcuni di questi sono stati un po’ rivalutati e rimessi a nuovo: come il Bronx oppure una parte dell’intera città di Baltimora, in cui hanno girato anche l’iconico The Wire. Nel 1981, nella Città del Vento così come nell’Indiana, il basket è semplicemente religione, anche prima della venuta del messia Michael Jordan.


Sulla S.Vincennes Ave, dal 1949 (cambiando vari nomi) c’è l’attuale Simeon Career Academy, una scuola che ha dato vita al talento di molti ragazzi in diversi ambiti sportivi. Il programma di pallacanestro, oltre a quello d’atletica, è uno di quelli che si distingue tra tutti gli altri e sono parecchi gli alunni diventati professionisti che hanno indossato i colori della scuola.

Molti di questi usano lo sport come lascia passare per abbandonare le strade violente da cui provengono. Nell’estate del 1983, dopo aver passato sulla panca tutto il suo primo anno da junior e dopo essere cresciuto 20 cm in pochi mesi, si presentò alla prima sessione degli allenamenti tale Benjamin "Ben" Wilson Jr. detto Benji.  Entra in quintetto base e le sue movenze con le sue visioni di gioco sono assurde. Il coach lo sposta nel ruolo di centro e con la casacca numero 25 guida, tra mille emozioni, la scuola al suo primo titolo storico.

Benji ha un gioco così devastante ed elegante (in gergo: “smooth”) che riesce ad entrare all’ABCD Camp del “Guru” Sonny Vaccaro, colui che ha portato Jordan a firmare con Nike. Pensate che a quel camp, che si è chiuso nel 2007 con la sua ultima edizione, sono passati giocatori del calibro di Calvin Murphy, Shaquille O’Neal, Kobe Bryant, Chris Webber, Alonzo Mourning, Kevin Garnett, Vince Carter, Tracy McGrady, Patrick Ewing, Dwight Howard, Sebastian Telfair, LeBron James, Rasheed Wallace e Stephon Marbury. Ma Sonny ancora oggi vi direbbe che il nome più forte che abbia mai calcato l’ABCD Camp fu quello di Benji Wilson.

Sembra un mondo meraviglioso, tutto va nel verso giusto, ma durante la mattinata di una Gara Uno, nel suo anno da sophomore, Benji per una parola di troppo s’imbatté nella pistola di Billy Moore, fratello di uno
dei “Gangster Disciples” e il ragazzo per cui inventarono la signature “Magic johnson con l’arresto e tiro” si accasciò al suolo per non risvegliarsi mai più.


Chicago, il 21 novembre del 1984 si sveglia con il cuore spezzato, in lacrime, e quello di Benji diventa un caso mondiale. I ragazzi giocarono lo stesso (e vinsero) la partita d’esordio del campionato, senza Wilson, e Nick Anderson – suo compagno di squadra – da allora in poi indosserà la maglia numero 25 per tutta la sua carriera NBA.

Qualche anno dopo, nel 2004, con 18,5 punti, 6,6 assist, 4,7 rimbalzi e 2,1 rubate a partita, arriva nella stessa scuola, un ragazzo della Englewood area di Chicago col soprannome di “Poohdini”, si chiama Derrick Rose e veste la numero 25.  Diventano storiche le sue cifre nella vittoria contro la Oak Hill Accademy (tenete un icona aperta, ci ritorneremo presto): 28 punti, 9 assist e 8 rimbalzi. Oggi D-Rose ha scelto di nuovo il numero 25 per la sua rinascita con i New York Knicks, non senza lo stupore di tanti, dopo aver trascorso un eternità di stagioni ai Bulls con l’1 dietro le spalle. Ora conoscete il motivo di quella scelta.

Il numero 25 della scuola è stato ovviamente ritirato con una cerimonia molto commovente ma, sì c’è un ma. Da quel giorno la tradizione vuole che il numero sia “indossato” dal giocatore più forte della squadra. L’ultimo a farlo dopo Derrick Rose è stato Jabari Parker che giocava col numero 22 ma aveva il 25 inciso sulle sue Nike.
 Che ci crediate o meno poco importa, ma siccome gli dei del basket sono sempre i più bizzosi del Pantheon, nel draft di quest’anno dalla LSU è stato scelto Benjamin "Ben” Simmons. Troppe coincidenze: il nome, il numero 25 e poi la stazza, il talento. Movenze e  visioni di gioco sono identiche a quelle che aveva Ben Wilson: che ci abbiano ridonato il “Magic Johnson with a jump shot”?