Vedi tutti

Le 15 opere napoletane trafugate dai tedeschi

Un "Monuments Man" per Capodimonte

Le 15 opere napoletane trafugate dai tedeschi Un Monuments Man per Capodimonte

Al Museo di Capodimonte, nell'amena cornice del Real Bosco, in occasione dell’uscita nelle sale cinematografiche italiane di "The Monuments Men", si è tenuto l'incontro, a cura di Brigitte Daprà, in cui si è discusso del complesso recupero di alcuni capolavori napoletani (oggetto dell’espropriazione messa in atto dai nazisti in previsione della costruzione del faraonico Museo del Fuhrer) per opera di un vero e proprio "Monuments Man": Rodolfo Siviero.

Le 15 opere , fatta eccezione di una di Scuola napoletana del sec. XVII Marina con mercanti orientali, che è in deposito e destinata a restauro, sono tutte esposte tra il primo e il secondo piano del Museo, e sono:

 

- Colantonio, San Girolamo 

- Filippino Lippi, Annunciazione

- Raffaello, Madonna del Divino Amore 

- Sebastiano del Piombo, La Madonna del Velo 

- Bernardino Luini, Madonna con Bambino 

- Tiziano, Danae 

- Tiziano, Ritratto di giovane donna 

- Palma il Vecchio, Sacra Conversazione 

- Parmigianino, Antea 

- Joos van Cléve, Adorazione dei Magi 

- Pieter Brueghel, Parabola dei ciechi 

- Battistello Caracciolo, Fuga in Egitto 

- Claude Lorrain, Paesaggio con il tempio della Ninfa Egeria 

- Scuola napoletana sec. XVII Marina con mercanti orientali 

- Gian Paolo Pannini, Carlo di Borbone alla Basilica di San Pietro

 

Quando ormai incombevano i bombardamenti del secondo conflitto mondiale, la sicurezza del prezioso e delicato patrimonio artistico italiano, verteva in uno stato di assoluta precarietà, ed era per questo necessario pianificare ed attuare soluzioni che evitassero l'irreparabile. 

Già a partire dal 1940 si procedette alla messa in sicurezza delle opere, sia pubbliche che di collezioni private, circa 60 mila (di cui 5 mila dipinti) grazie allo storico dell'arte Bruno Molajoli, che con sistemi di imballaggi, casse di legno, trasporti accurati, le conservò presso palazzi, abbazie e altri luoghi (tra Napoli e dintorni) ritenuti sicuri da eventuali attacchi.

Alcune di queste opere furono poi mandate dal Molajoli, con il consenso anche di Maiuri, presso l'Abbazia di Montecassino per circa un mese, dopo la durata del quale, il Kunstschutz, reparto dell'esercito tedesco che agiva per conto del Fuhrer, pensò di spedirle per "questioni di sicurezza" a Spoleto, dove c'era un centro di raccolta delle opere dell'Italia centro-meridionale.

In realtà quest'azione, camuffata anche da una consegna ufficiale delle opere allo Stato italiano, non era nient'altro che parte del piano di trafugazione di beni artistici concepito da Hitler, che stava progettando una vera e propria Firenze austriaca a Linz, sua città natale, con tanto di Fuhrermuseum.

La raccolta di tutto questo prezioso bottino confluì tra Berlino e la miniera di sale di Altaussee, in cima alle Alpi, insieme a una quantità ingente di casse di esplosivo.

Nel '45 finalmente gli Alleati, ottenendo la vittoria sui tedeschi, posero fine a questa dissanguante 'rapina' del patrimonio artistico italiano ( e in particolare napoletano), e grazie all'istancabile azione dello studioso e "agente segreto dell'arte" Rodolfo Siviero, nell'agosto del '47, il governo italiano ottenne il rientro in patria delle proprie opere.