Vedi tutti

Pepsi ha rimosso il famigerato spot con Kendall Jenner

Perché quella pubblicità ha fatto infuriare così tanto pubblico?

Pepsi ha rimosso il famigerato spot con Kendall Jenner  Perché quella pubblicità ha fatto infuriare così tanto pubblico?

Meno di ventiquattro ore fa Pepsi è finita al centro di una gigantesca polemica a causa di un suo passo falso dovuto alla sua ultima controversa pubblicità con protagonista la ventunenne Kendall Jenner. Lo spot mostra la modella impegnata in uno shooting fotografico che viene interrotto da quella che sembra essere una manifestazione pacifista. Colta da un'epifania improvvisa, Kendall abbandona il set e, dopo un magico cambio look, si unisce ai manifestati che stanno marciando nelle strade della città. L'apice dello spot è il momento in cui la modella si avvicina senza paura verso un poliziotto che sta bloccando il corteo e gli offre una lattina di Pepsi come gesto di pace. E vissero tutti felici e contenti. E invece no.

In pochi minuti lo spot è riuscito solo a sminuire e strumentalizzare (male) anni e anni di lotte sociali e culturali, appropriandosi nel peggiore dei modi del recente attivismo globale.

Quella che doveva essere una pubblicità con un forte messaggio di armonia e solidarietà –  come ha affermato l'azienda dicendo "This is a global ad that reflects people from different walks of life coming together in a spirit of harmony, and we think that’s an important message to convey", si è trasformata invece in una bufera di aspre critiche contro Pepsi. Il pubblico, infatti, non ha gradito la nuova pubblicità dell'azienda, accusata di aver strumentalizzato le recenti manifestazioni per i diritti umani per pubblicizzare meramente il proprio prodotto. Se l'intento di Pepsi era "omaggiare" lo spirito di ribellione e la voglia di un mondo più tollerante che gran parte della popolazione sta manifestando, forse ha sbagliato qualcosa perché in molti non l'hanno colto. E come dargli torto? 

In poche ore i social sono stati inondati di polemiche e tweet al vetriolo contro lo spot, inclusi gli immancabili numerosi memes per ridicolizzarlo, e perfino proposte di boicottaggio di tutti i prodotti a marchio Pepsi. Alcuni hanno anche interpretato la scena di Kendall Jenner davanti al poliziotto come un chiaro riferimento al coraggioso gesto di Ieshia Evans durante le proteste a Baton Rouge, ma ovviamente reso ridicolo e "leggero" dall'offerta di una lattina di Pepsi. “If only daddy would have known about the power of Pepsi” ha ironizzato la figlia di Martin Luther King su Twitter. Conclusione? Qualche ora fa Pepsi ha deciso di ritirare la pubblicità della discordia, affermando ufficialmente che

"Clearly we missed the mark, and we apologise. We did not intend to make light of any serious issue".

 È forse la fine che si merita una pubblicità che ha voluto, seppur con tutte le buone intenzioni, utilizzare l'immaginario delle recenti manifestazioni che hanno avuto luogo in tutto il mondo per i propri scopi commerciali. Solo nell'ultimo anno gli Stati Uniti, ma non solo, sono stati teatro di numerose proteste in piazza – le più note quelle indette dal movimento Black Lives Matter e la Womens's March dello scorso Gennaio – per sensibilizzare i media e l'opinione pubblica sui black rights, i diritti delle donne e, nello specifico, i recenti provvedimenti attuati dal governo Trump. La pubblicità della Pepsi, quindi, ha sottovalutato il momento storico in cui proporre uno spot di questo tipo: se da una parte voleva riflette tempestivamente le dinamiche sociali del momento, dall'altra ha dato un'immagine stereotipa e "zuccherina" delle manifestazioni in piazza, trasformandole in una ridicola parodia.

In pochi minuti lo spot è riuscito solo a sminuire e strumentalizzare (male) anni e anni di lotte sociali e culturali, appropriandosi nel peggiore dei modi del recente attivismo globale. Piuttosto che un messaggio di armonia e pace, Pepsi ha confermato ancora una volta quanto possa essere eticamente cieca la pubblicità per i suoi scopi commerciali. Ma questa volta, il pubblico non è rimasto in silenzio, ha reagito e cambiato il corso degli eventi, proprio come i protagonisti del famigerato spot.
Ironia della sorte.