Vedi tutti

L'invasione dei teenager famosi

Beckham, Smith e le nuove celeb under 18

L'invasione dei teenager famosi Beckham, Smith e le nuove celeb under 18

La scorsa settimana Brooklyn Beckham ha fatto infuriare un po' di persone. Il fatto è questo: il primogenito di Victoria e David Beckham è stato ingaggiato per scattare la nuova campagna del profumo Brit di Burberry, shoot ampiamente pubblicizzato sui social del brand e di Brooklyn. Niente di eccezionale, se non fosse che il giovane fotografo ha solo sedici anni e che si tratta della sua prima esperienza lavorativa. Ecco, questo ha fatto infuriare molto i fotografi senior, dando il via al Brooklyngate

La questione è più delicata di quanto possa sembrare. Non è solo il solito scontro generazionale, perché il caso Brooklyn-Burberry investe anche il nuovo modo di concepire la notorietà e il lavoro ai tempi dei social network.

Fotografi come Chris Floyd e Jon Gorrigan, professionisti del settore con anni di esperienza, si sono scagliati contro la decisione di Burberry di mettere in mano a un ragazzino in erba una campagna pubblicitaria. 

L'accusa che, tra le righe, i due fotografi muovono contro il brand è quella di aver svalutato il lavoro della fotografia di moda. A loro favore ci sono prove schiaccianti come il fatto lampante che Brooklyn non abbia esperienza su campo e che abbia trovato il grosso del lavoro già fatto, potendo contare su modelli professionisti e su un team che lo ha assistito in ogni passo. Così facendo, il lavoro dei fotografi appare, letteralmente, come un gioco da ragazzi. 

In difesa di Beckham è intervenuto Christopher Bailey, direttore creativo e direttore generale di Burberry, il quale ha affermato che il ragazzo è dotato di uno spiccato occhio fotografico e che il suo stile è in linea con il mood che la fragranza Brit vuole trasmettere. 

Ogni epoca ha dovuto affrontare lo scontro generazionale tra i vecchi del mestiere e i giovani, i nuovi arrivati che minacciano di sgretolare le carriere costruite in tanti, tanti anni di lavoro. Niente di nuovo allora su questo fronte, basti pensare al caso Tavi Gevinson di qualche anno fa.

La novità, invece, sta nel fatto che i nuovi talenti non solo sono giovani – giovanissimi, in alcuni casi – ma sono soprattutto famosi. 

Emerge quindi che ciò che permette a questa generazione di neo-celeb di occupare un ruolo lavorativo di spicco è il loro pedigree familiare. E se pensate che la maggior parte di loro non hanno ancora compiuto diciotto anni, beh, dobbiamo ammettere che il fenomeno ha dell'eccezionale.

Brooklyn Beckham ne è la prova: a sedici anni, senza alcuna esperienza precedente, ha già scattato una campagna pubblicitaria per una marchio di enorme prestigio, e, ammettiamolo, solo perché il suo cognome è Beckham

Ma non è l'unico. L'élite di teenager è sempre più in espansione: hanno iniziato i fratelli Willow e Jaden Smith – quest'ultimo nella campagna pubblicitaria womenswear SS16 di Louis Vuitton – poi sono arrivate Lily-Rose Depp, Iris Law e Dylan Lee – nuovo testimonial di Saint Laurent. Il gruppo si allarga se aggiungiamo anche le sorelle Kendall e Kylie Jenner, leggermente più adulte – diciannove e diciotto anni.

Perché il mondo dello spettacolo si affida a loro? Semplice: sono giovani, sono freschi, sono fighi e, soprattutto, hanno un seguito di fan notevole che, in termini di guadagno, significa pubblicità e visibilità alle stelle. 

Ad esempio, il profilo Instagram di Brooklyn Beckham ha quasi 6 milioni di followers contro i “pochi” 5 mila di Chris Floyd. È comprensibile allora la scelta di un brand come Burberry di includere nella propria immagine un personaggio pubblico con così tanta notorietà mediatica. Infatti, lo shoot è stato ampiamente seguito sui social, dando vita a una meta-pubblicità, una “pubblicità dentro la pubblicità”.

Se pensate che la decisione sia ingiusta, vi ricordo che lo scopo di una pubblicità è quello di vendere, non necessariamente di creare arte. Dunque, la strategia che riesce a raggiungere lo scopo sarà sempre la migliore, anche se questo significa scendere a compromessi etici e artisti. E Brooklyn Beckham mi sembra che abbia raggiunto lo scopo desiderato.

Capisco che sia frustrante per un fotografo professionista vedere il proprio lavoro surclassato da un ragazzino che ha deciso di lavorare nella moda solo un giorno prima di iniziare a farlo, ma purtroppo queste sono le nuove regole dettate dalla celebrità mediatica di questi anni, iniziata con le dinastie dei Kardashian e degli Hilton.

 

Si può tornare indietro a un tempo senza teenager famosi? Non credo. Arrendersi? Non proprio, più che altro imparare a conviverci, perché la minaccia dei giovani esisterà sempre e la visibilità mediatica sarà sempre un fattore rilevante nell'ambito lavorativo e creativo. Così va la vita, diceva Vonnegut. 

I professionisti senior possono solo adeguarsi alle nuove tendenze, collaborare con i nuovi arrivati o innovarsi. L'importante, secondo me, è produrre lavori di qualità e andare avanti per la propria carriera, qualunque sia il brand con cui si trovano a collaborare. Il mondo dello spettacolo, o della moda nello specifico, è talmente vasto che, se ci stringiamo un po', possiamo lavorarci tutti, senza iniziare faide tra generazioni che difficilmente potranno essere vinte.

E se i vari Beckham, Depp e Law vi fanno infuriare, vi ricordo che a breve arriveranno anche Suri Cruise, North West e Aila Wang. Preparatevi a un'altra battaglia.