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Cosa è realmente successo al drop di Supreme x Louis Vuitton a Milano e Roma

Più di qualche semplice complicazione

Cosa è realmente successo al drop di Supreme x Louis Vuitton a Milano e Roma Più di qualche semplice complicazione

Non tutti potrebbero esserne a conoscenza, ma la collaborazione più ambita dell'anno, quella fra Supreme e Louis Vuitton, ha fatto capolino anche nella nostra penisola, a scapito delle previsioni più catastrofiche.
Fra quelli che invece sapevano, e hanno avuto magari anche l'ardire di tentare di comprare, le polemiche non hanno tardato ad arrivare. 
Se ne sono sentite di tutti i colori, soprattutto per quanto riguarda Milano. 

 

Ma cosa è realmente successo il giorno del drop?

 

La verità è che, togliendo qualche storia surreale e particolare poco credibile, è vero che le cose sono state gestite abbastanza malamente, sia dal punto di vista degli store, sia dal punto di vista più ampio dell'azienda. A differenza dei pop-up delle precedenti settimane che, togliendo le minacce e rapine che hanno generato la decisione dell'azienda di annullare le successive locations, erano stati regolamentati e gestiti piuttosto bene; i drop in store hanno sentito la mancanza di una gestione minuziosa dall'alto

Innanzitutto gli store-manager, e di conseguenza i sale assistant, di Milano non erano stati avvertiti delle proporzioni del fenomeno LV x Supreme. Per quanto possa sembrare paradossale non erano tenuti a saperlo, mentre l'azienda, che invece ne era chiaramente a conoscenza, avrebbe avuto la responsabilità di informarli. Un altro problema è stata l'impossibilità per gli store manager sia di Roma che di Milano di avere un'idea effettiva dello stock fino all'arrivo della merce in store che, nel caso di Milano, si è verificato la sera prima e nel caso di Roma la mattina stessa del drop. Questo fattore certo non ha aiutato un'organizzazione già precaria a monte e ulteriormente gravata dalla disinformazione. 

L'impossibilità di determinare lo stock ha danneggiato anche molti clienti VIP di Louis Vuitton che si sono trovati, dopo settimane di corrispondenza con i loro sale assistant o store manager di riferimento, a non avere gli oggetti che gli erano stati promessi. Problema che invece con collaborazioni come LV x Fragment Tokyo o LV x Chapman non si erano verificati. In entrambe le città, infine, si è deciso di gestire il drop solamente su appuntamento e di smistare lo stock (piuttosto scarso) fra i soli clienti VIP

A Milano, dove la notizia del drop era circolata di più, lo store di via Monte Napoleone è stato preso d'assalto, ma a tutti gli avventori sprovvisti di appuntamento è stato detto che la capsule Supreme X LV non era presente in store, nella più totale incredulità dei meglio informati - sembrerebbe anche che, pr evitare il reselling, sia stato proibito ai dipendenti di acquistare la collezione. A Roma invece essendo passata la notizia in sordina, la calca non c’è stata ed è stato quindi possibile anche ad alcuni fortunati ragazzi interessati alla collaborazione, ma sprovvisti di appuntamento, accedere allo store. 

La gestione del drop, nonostante alcuni scompensi organizzativi e molta maretta, è stata per alcuni occasione di aggiudicarsi i propri pezzi preferiti della collab, senza dover prenotare un volo verso mete lontane o passare giornate (e nottate) in fila.