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Hello Brooklyn #12 - Gee Linton

Hollywood è riuscito a zittire il suo messaggio, ma non ha zittito lui

Hello Brooklyn #12 - Gee Linton Hollywood è riuscito a zittire il suo messaggio, ma non ha zittito lui

Nel 2014 Gee Linton ha bussato alle porte di Hollywood, e i leoni erano in attesa. Il suo film di debutto Daughter of God distribuito da Lionsgate e capitanato da Ana de Armas e Keanu Reeves sarebbe dovuto essere un thriller mistico americo-domenicano incentrato sulla malinconia dei miracoli e la durezza del trauma. In corso di post-produzione, il film è stato rinominato (Exposed- Nell'ombra di un delitto), re-editato e proposto come qualcosa di completamente differente. Il suo messaggio si è perso e Linton ha deciso di rimuovere il suo nome dal progetto.

Ma se c’è una lezione tra le molte che può essere imparata dalla politica di white-washing del cinema hollywoodiano è che non si può contenere uno sceneggiatore-astrofisico-regista e celebrity guru. Lo so, è difficile stare al passo ma, quanto meno, io ci ho provato. 

 

#1 Essere uno scrittore e sceneggiatore hollywoodiano è il titolo che hai sempre sognato di ottenere a livello lavorativo?  

No, ho sempre pensato che prima o poi avrei raggiunto il traguardo di diventare un astrofisico. A un certo punto ho passato qualche anno ad esplorare l'arte di scrivere sceneggiature pensando poi di tornare alla fisica e all’università ma ecco, non ci sono mai tornato. Mi sono innamorato della scrittura. Per quanto riguarda la regia, si tratta del passo successivo più logico nella narrazione visuale e volevo essere in grado di raccontare una storia in tutti i suoi aspetti, dall’inizio alla fine.

#2 Hai qualche consiglio di fitness che hai imparato durante i tuoi anni da celebrity fitness guru che vuoi condividere?

"Frequenza è meglio che intensità"; questo è sempre stato il mio consiglio per tutti i miei clienti [ndr reali, dirigenti della Silicon Valley, l’intero cast de Il Cavaliere Oscuro- Il ritorno e Spider Man]. È meglio andare in palestra cinque giorni a settimana e fare il cinque per cento del lavoro ogni volta che fare una sola sessione completa ogni due settimane.

#3 Dopo lo scandalo con Lionsgate sei diventato uno dei pochissimi registi ad aver rimosso completamente il proprio nome da una produzione. Questa esperienza nell’industria cinematografica ha influito negativamente sul tuo desiderio di lavorare a nuovi progetti?

Negativamente? Non necessariamente ma io sono un inguaribile ottimista. In ogni caso, mi ha reso più attento nello scegliere i produttori e le compagnie cinematografiche con cui lavorerò in futuro. Non credo che Hollywood possieda l’intera industria, ci sono molti splendidi film che vengono prodotti in tutto il mondo e che sorpassano per successo le loro controparti hollywoodiane e questo perché ai loro registi è concesso di sfruttare a pieno creatività ed immaginazione. In molti blockbuster manca il sentimento. Questo autunno girerò un prison-movie a Parigi insieme al produttore Philippe Carcassonne che non credo sarebbe stato accettato all’interno del sistema tradizionale hollywoodiano; per alcuni produttori e dirigenti è difficile accettare idee che non rientrano in formule già collaudate.

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#4 In che modo pensi che il tuo film sarebbe stato differente se, come era intenzione iniziale, Philip Seymour Hoffman avesse interpretato il Detective Galban al posto di Keanu Reeves? Avresti concesso dello screen time tra i due protagonisti in quel caso?

Beh, Philip era un tipo di attore completamente diverso da Keanu quindi credo che avrebbe portato una sensazione diversa al ruolo del detective. Io ho amato la performance di Keanu e credo abbia fatto uno splendido lavoro nell’interpretare un normalissimo poliziotto di mezza età; ha messo in scena una grande fragilità. Conoscendolo nel ruolo di Neo e star di film d’azione credo abbia apportato al ruolo una certa componente di inattese che Philip magari non sarebbe riuscito a portare.

Per quanto riguarda lo screen time con Ana de Armas non sarebbe cambiato se fosse stato Philip a interpretare il ruolo: l’idea è sempre stata che i personaggi non si sarebbero mai dovuti incontrare nell’arco del film se non alla fine per scoprire che in realtà si sono sempre incrociati.

#5 La gentrificazione non è una novità a New York, specialmente a Brooklyn dove sei cresciuto. Che cosa è cambiato dalla tua infanzia e cosa avresti voluto restasse com’era?

Io sono cresciuto nella sezione est di Brooklyn, a Brownsville. New York è cambiata moltissimo ma per noi autoctoni dei quartieri la vita non è diversa da come era un tempo. Ora vivo a Crown Heights e, rispetto a quand’ero bambino, è molto diversa; all’epoca era famosa per le rivolte razziali. Per quanto riguarda la gentrificazione, i veri newyorkesi non riconoscono le aree riqualificate come Williamsburg la vera città: sono "newyork-eggianti" ma non New York. Detto questo, a me piace questa versione “ripulita” della città, quando ero piccolo era davvero un posto puzzolente in cui vivere. 

#6 Nella città che non dorme mai, come ci si rilassa?

Mia moglie, i miei figli ed io siamo tutti amanti dell’acqua quindi ecco, che sia il molo di Brooklyn, la spiaggia degli Hamptons o un giro in barca sull’Hudson è così che ci rilassiamo. 

 

 

Photo credits Tom Concordia / Zane Gan