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15 curiosità su Olivier Zahm dal Fashion Film Festival di Milano

@ Cinema Anteo

15 curiosità su Olivier Zahm dal Fashion Film Festival di Milano @ Cinema Anteo
Yasmine Eslami FW16 by Olivier Zahm
Caroline Gaimari, Nicola Formichetti & Olivier Zahm in Tokyo

Occhiali con lenti fumé, biker boots, skinny jeans, capelli incolti. Olivier Zahm è fedele al suo look tanto quanto alle sue idee. È uno degli editor più iconici al mondo, sebbene il suo sia un magazine indipendente, e tutti sappiamo quanto sia difficile per i supporti di questo tipo sopravvivere al giorno d’oggi.

Del resto Purple – il magazine da lui fondato insieme alla sua fidanzata di allora, Elein Fleiss, nel 1992 – è molto più di una rivista: è la sua vita. È dentro a questo contenitore biannuale che convogliano da più di vent’anni le sue idee provocatorie e rivoluzionarie, che coniugano sapientemente il suo amore per l’arte a quello per la moda, conditi da una patina di erotismo.

Non è un caso che la fondatrice del Fashion Film Festival di Milano, Costanza Cavalli Etro, lo abbia voluto tra i membri della giuria di questa edizione. In occasione della sua conversazione con la curatrice della manifestazione, Gloria Maria Cappelletti, abbiamo raccolto 15 curiosità su questo celebrity-editor parigino, senza il quale l’industria dell’editoria non sarebbe la stessa:

#1 Famiglia di professori. “Entrambi i miei genitori erano insegnanti, e volevano che lo diventassi anche io. Ho cercato di fuggire da questo destino uscendo la sera e avvicinandomi al mondo dell’arte”.

#2 Arte e follia. “Devi essere un po’ folle per fare l’artista. Devi conoscere il passato, e poi dimenticarlo”.

#3 Filmaking. “Volevo fare il regista a un certo punto della mia vita. Ora mi dedico a moda, arte, architettura, giornalismo, semiologia e linguistica”.

#4 Gli Anni ’70. “Amo tutto ciò che risale al 1977. È stato bello essere un adolescente in quegli anni, sento ancora quel senso di utopia”.

#5 Curatore d’arte. “Mi avevano chiesto di diventare il curatore del Palais de Tokyo di Parigi quando ha aperto, ma avevo bisogno di essere più libero. Per questo ho creato il magazine”.

Yasmine Eslami FW16 by Olivier Zahm

#6 Una vita per Purple. Gli Anni ’90 sono stati per me l’inizio di una nuova era. Purple nasce come voce della nuova generazione, e tutte le mostre che ho curato da quel momento sono state firmate da Purple. Ho anche smesso di scrivere per qualunque altro magazine o catalogo, Purple è diventata la mia unica occupazione”.

#7 Non si fanno soldi con i magazine indipendenti. Guadagno lavorando freelance come art director e fotografo per grandi aziende di moda, questo mi rende libero di dedicarmi a ciò che mi piace nel resto del tempo”.

#8 Le agenzie creative. “Non c’è talento nelle agenzie creative, tutte quelle che conosco a Parigi e New York fanno schifo. Pensano solo al marketing e non sanno trasmettere emozioni”.

#9 Non si può parlare alle masse. “Bisogna parlare a QUALCUNO, le masse non esistono. Per parlare con tutti, è sufficiente un logo”.

#10 Contro la stampa. “Il sistema degli uffici stampa funziona così male oggi, che può distruggere il tuo brand. Odio quando trovo un press release sulla sedia di uno show, li butto sempre via. Nessuno può dirmi cosa vedere mentre guardo una collezione in passerella”.

Caroline Gaimari, Nicola Formichetti & Olivier Zahm in Tokyo

#11 Fashion photography vs Fashion film. “Preferisco la fotografia di moda ai fashion film. I fashion film non fanno altro che imitare la perfezione della fotografia di moda. Ci vuole un secondo per apprezzare una bella foto, i fashion film sono molto più lunghi e rischiano di diventare noiosi”.

#12 Fotografi vs Fotografi di moda. “Un buon fotografo di moda non è necessariamente anche un buon fotografo. È molto raro riuscire a fare entrambe le cose bene, e Juergen Teller è una delle poche eccezioni al giorno d’oggi”.

#13 Il cinema è l’opposto della moda. “La loro unica connessione è il costume design, ma i costumi nel cinema non vanno confusi con la moda: sono parte dello storytelling, come il set design e le luci. Anteporre gli abiti alla storia è da folli! Solo Wes Anderson può farlo”.

#14 I suoi fashion film. “Nei fashion film che ho girato per brand come Armani e Santoni, ho tentato di essere onesto rispetto alle mie idee e alla mia estetica. Il loro focus non erano i vestiti, ma le emozioni. Quando crei un fashion film, non puoi cominciare da un brand. Devi cominciare da una donna – perché la moda nasce sempre dalle donne –, la sua psicologia e i suoi sentimenti.

#15 Analogico vs Digitale. “Instagram sta rimpiazzando tutto. Io stesso lo uso molto, ma è molto diverso dalla fotografia di moda. Con un iPhone, vuoi solo immortalare il momento: come la cocaina, la vuoi ORA. Nulla comparabile all’emozione di sviluppare rullini analogici”.