Vedi tutti

Bill Cunningham Special

5 cose che non sapevate sul fotografo di street style scomparso

Bill Cunningham Special 5 cose che non sapevate sul fotografo di street style scomparso

Prima dei fashion blogger, degli hashtag, dei social network, prima di The Sartorialist c'era lui.

Bill Cunningham, scomparso pochi giorni a 87 anni, per quasi 50 anni ha raccontato, immortalando i passanti, l'evoluzione della moda e dello stile newyorkese. Perché per lui le migliori sfilate sono quelle che si vedono sulla strada.

Non solo un fotografo, ma un antropologo dello stile. Secondo la New York Landsmark Conservancy addirittura un' icona vivente della grande mela.

Riconoscerlo era facile: spesso in bicicletta (la numero 29 di una lunga serie), sempre con la giacca blu da operaio, i pantaloni cachi e la macchina fotografica al collo.

Era un uomo semplice, schivo, sorridente, innamorato del proprio lavoro. Proveniente da una famiglia operaia di Boston, inizia la carriera di reporter al ritorno dalla Guerra in Corea. Il primo lavoro lo trova nella pubblicità, poi come modista con la sua linea di cappelli, "William J", che vanta tra i suoi clienti Marylin Monroe e Katherine Hepburn.

Un giorno nota in strada una donna con indosso una stola di pelliccia e la fotografa. “Mentre la guardavo pensavo: guarda la perfezione del taglio della spalla. Bellissima” – racconterà tempo dopo, realizzando solo in seguito che quella anziana signora è Greta Garbo.

Sono gli anni Settanta. Quello è l'inizio della collaborazione con il New York Times, che per la prima volta pubblica le foto di un personaggio famoso senza averne il permesso, e della sua rubrica On The Street. Qui le immagini di Cunningham vengono messe insieme rivelando i trend del momento, mentre in Evening Hours, altro spazio da lui curato, si concentrano gli scatti dedicati alla vita mondana newyorkese. Amatissimo da tutti, anche dalla temutissima direttrice di Vogue Anna Wintour, che dichiara: "Se Bill non ti fotografava, allora era come dire che non esistevi" o "Ci vestiamo sempre pensando a Bill".

È tra i primi giornalisti di moda a seguire le sfilate parigine e a presentare al pubblico americano Azzedine Alaïa e Jean-Paul Gaultier.

Ecco cinque cose che dovete assolutamente sapere su Bill Cunningham.

 

#1Fashion is the armour to survive the reality of everyday life

Non gli interessano le celebrità, solo i vestiti. Basta una silhouette, un taglio, una piega, un colore per attirare la sua attenzione, un dettaglio per farlo innamorare.

Tra le persone che ritrae più spesso ci sono sì personaggi noti come Anna Wintour, Anna Piaggi e Iris Apfel, ma anche Louise Doktor, segretaria newyorkese della quale Cunningham ha documentato l'evoluzione stilistica per circa 25 anni.

È sbagliato seguire solo le sfilate, i diktat degli stilisti, bisogna guardare cosa indossano le persone, osservare la gente per strada. La moda non è una frivolezza che dovrebbe essere eliminata.

Per Bill "È un’armatura che ci permette di sopravvive nella realtà di tutti i giorni. Non penso che si possa sopravvivere senza. Sarebbe come sopravvivere senza la civiltà”.

 

#2 The perfect moment

Amo scattare foto delle persone sotto la pioggia perché si dimenticano di te” – racconta Cunningham, che continua: “Meraviglioso, l’intera scena della moda cambia quando il vento soffia lungo i viali. Vedere scarpe da seicento o settecento dollari nella fanghiglia è proprio una scena particolare. Una bella bufera di neve e che foto!

È quello per lui il momento migliore in cui scattare una foto: durante i temporali o con la neve quando le persone si distraggono, rivelando la loro vera natura.

 

#3 The monk of fashion

Bill Cunningham è un solitario, un uomo schivo, discreto, modesto, totalmente devoto al proprio lavoro di cui è innamorato.

La sua è una vita semplice, rigorosa, quasi monacale. Per decenni vive in un minuscolo appartamento-studio senza cucina e col bagno in comune nel Carnegie Hall Tower, edificio dove un tempo vivevano molti artisti tra i quali Editta Sherman, che sarà la protagonista della serie Facades, che si trasformerò nell'omonimo e unico libro di Bill pubblicato nel 1978.

Dorme su una branda da campo circondato da pile di negativi, rammenda da solo i suoi abiti e ordina sempre la stessa colazione da tre dollari: caffè, uova e salsiccia.

Se per lavoro deve partecipare a un party non tocca il catering, non mangia e non beve nemmeno un sorso d'acqua. Fotografare per lui è tutto. E per ottenere foto vere, naturali, deve cercare di essere il più invisibile possibile.

Di sé racconta: “Non sono un bravo fotografo. A essere onesti sono troppo timido, non abbastanza aggressivo. Cioè, per nulla aggressivo. Amavo semplicemente vedere donne vestite magnificamente, ed è ancora così. E questo è tutto”.

 

#4 Free as a bird

Vedi, se non prendi soldi non possono dirti cosa devi fare. Questo è il segreto per tutte le cose”.

Il denaro per lui non conta, la libertà è tutto. Non accetta regali, strappa gli assegni, declina proposte di lavoro molto vantaggiose e la possibilità di una mostra al Metropolitan. Per anni rifiuta persino l’assunzione al New York Times, pur essendo un collaboratore fisso, almeno fino a quando nel 1994 un furgone lo investe mandandolo in ospedale e lui non ha nessuna assicurazione.

 

#5 Bill Cunningham New York

Nel 2010 esce Bill Cunningham New York, del regista Richard Press, documentario sulla vita e il lavoro del fotografo.

Per realizzarlo ci vogliono dieci anni: otto per convincere Bill, che pare che non abbia mai visto il film, e due per le riprese e il montaggio.