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Hello London #10 - Serpentine Pavilion e Summer Houses

Evasione estiva formato Londra

Hello London #10 - Serpentine Pavilion e Summer Houses Evasione estiva formato Londra
Fotografo
Christopher Argentino

Per chi dovrà trascorrere l’estate a Londra, questo potrebbe essere il momento giusto per riscoprire la bellezza di un bicchiere di vino al parco, meglio ancora se l’atmosfera è quella degli incantevoli giardini di Kensington, e se potete farlo nel nuovo surreale padiglione della Serpentine Gallery.

L’idea è nata nel 2000 dalla direttrice della galleria, Julia Peyton-Jones, e da sedici anni rappresenta uno degli appuntamenti più imperdibili dell’estate londinese per appassionati di architettura e design. Nel corso di questi anni, architetti e artisti fra i più rinomati si sono sfidati a creare padiglioni dalle forme inaspettate, da Herzog & De Meuron che insieme ad Ai Weiwei hanno progettato uno spazio scavato poco sotto il livello del suolo fino al padiglione-percorso fatto di pannelli di etilene multi-colorati di José Selgas e Lucía Cano. Commissionato e realizzato in soli sei mesi, e a budget molto limitato, il progetto si pone come una vera e propria sfida per gli artisti coinvolti, che sono portati a pensare fuori dagli schemi.

Quest’anno è stato il turno dell’architetto danese Bjarke Ingles, che è partito dall’idea più basilare in architettura, quella del mattone, per stravolgerla totalmente, rendendolo qualcosa di leggero, quasi impalpabile. La struttura si presenta quindi come una parete ondulata che ricorda una cascata di cubi di ghiaccio e si apre a cerniera per ospitare il bar e due file di sedute in legno. Un posto fresco e decisamente piacevole, che visto dall’interno attira ancora di più il nostro sguardo, regalandoci una nuova prospettiva della Serpentine Gallery.

La vera novità di quest’anno però è l’aggiunta di un altro progetto complementare. Per la prima volta, infatti, oltre al padiglione, ad adornare il parco ci sono quattro ‘Summer Houses’, progettate da artisti diversi.

 

YONA FRIEDMAN

L’architetto franco-ungarico Yona Friedman è tornato indietro nel tempo, all’idea di un’architettura tribale, povera ed estremamente semplificata, per creare la sua ‘space-chain’, un ottimo esempio di architettura modulare fatta di di cerchi di metallo, una struttura che può essere scomposta e riassemblata per adattarsi al paesaggio in modo sempre diverso. La Summer House è soltanto un frammento di un progetto più grande, La Villa Spatiale, a cui l’architetto lavora dagli anni ‘50.

 

ASIF KHAN

La Summer House del londinese Asif Khan ricorda un po’ un tempio. Fatta di più di un centinaio di stecche di legno dipinte di bianco, questo piccolo padiglione è una struttura completamente aperta e ondulata, con delle pietre a rimarcare l’entrata a mo’ di gradini e con un tavolo di metallo al centro che riflette la luce del sole al tramonto, garantendo uno spettacolo unico.

 

BARKOW LEIBINGER

Basata sulla pianta di un edificio del IIXX secolo – ora demolito – disegnato da William Kent, che ruotando a 360° dall’alto di una collina offriva una visuale unica del parco, la Summer House di Barkow Leibinger è una delle più accattivanti, formata da bande di legno ondulate che si attorcigliano l’una sull’altra e si intersecano in un gioco sempre uguale ma comunque sorprendente su tutti i lati.

 

KUNLE’ ADEYEM

Partendo dal concetto stesso di Summer House, della sua finalità di edificio in cui rilassarsi, l’architetto nigeriano Kunlé Adeyem ha proposto una brillante replica ‘all’inverso’ di Queen Caroline’s Temple, anch’esso un edificio disegnato da William Kent nel ‘700, che ora fronteggia la struttura di Adeyem.