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Hello London #2 - FOAM Talent 2016

Qualche nome da tenere d’occhio

Hello London #2 - FOAM Talent 2016 Qualche nome da tenere d’occhio
Sara Cwynar Ph. Christopher Argentino
Mariam Medvedeva Ph. Christopher Argentino
Dominic Hawgood Ph. Christopher Argentino
David Favrod Ph. Christopher Argentino
Christian Vium Ph. Christopher Argentino
Toucan in Nature (Post it notes), 2013 © Sara Cwynar
Fotografo
Christopher Argentino

Siamo a Vauxhall, quartiere a sud di Londra che negli ultimi anni sta rubando la scena al più noto – e più inflazionato – Hackney per la fervida attività artistico-culturale, che ha perfino convinto Hirst ad aprire qui la sua galleria e che gli è valsa il soprannome ‘Voho’.

La Beaconsfield Gallery è un edificio di mattoncini in pieno stile vittoriano, un laboratorio ricavato dai bagni delle ragazze della vecchia Lambeth Ragged School nel ‘95, che ci offre un’atmosfera fra il locale underground e la piccola galleria di nicchia.

È qui che si tiene la mostra FOAM Talent 2016, iniziativa che ogni anno seleziona una serie di fotografi emergenti destinati a ridefinire il futuro delle arti visive.

Ci siamo infiltrati all’apertura della mostra e, taccuino in una mano e birra nell’altra, ci siamo destreggiati fra le opere e il dj set, per raccontarvi gli artisti che ci hanno colpito di più.

 

David Favrod – Hiraki, 2012-2015

In Hikari (“la luce”), Favrod fa sue “le memorie e la storia della Seconda Guerra Mondiale in Giappone, come mi è stata raccontata dai nonni giapponesi”, rendendole parte vitale nella “ricerca della propria identità”. Ecco cosa ci ha detto sul progetto.

Sull’ispirazione dietro la serie: Questo lavoro rappresenta il mio intento di costruire e modellare la mia memoria personale, di ricostruire alcuni fatti che non ho vissuto in prima persona, ma che inconsciamente mi hanno influenzato crescendo. I miei nonni sono stati testimoni diretti della guerra. Mi hanno parlato di come la malattia può portarsi via tua sorella, della vergogna, del sollievo dopo la guerra, dei cocomeri… Ma dopo quella notte non ne abbiamo più parlato, come se mi avessero consegnato le loro parole come un ultimo sussurro nell’aria prima che abbandonassero le loro menti. In un certo senso, ho preso in prestito i loro ricordi, li ho usati come forma di ispirazione per la mia testimonianza”.

Sul suo processo creativoPrima di scattare qualunque cosa, scrivo l’idea generale e inizio ad abbozzare le immagini sul mio blocco. Questo mi permette di costruire la serie e vedere se ci sono troppi panorami, abbastanza ritratti o still life e di rendere la serie bilanciata”.

 

Sara Cwynar – Flat Death, 2013-2014

Toucan in Nature (Post it notes), 2013 © Sara Cwynar

L’artista canadese ha una passione irrisolta per l’estetica Anni ’60/’70, che le piace inserire nel contesto attuale: quello di una società dominata da Internet, in cui il concetto di immagine fa irrimediabilmente rima con quelli di ripetizione e condivisione. La Cwynar è un’ossessiva collezionista di immagini, che prende da patinati magazine di moda, libri ed enciclopedie. Le scannerizza e poi le stravolge, ricorrendo a manipolazioni sia analogiche che digitali. Il prodotto finale sono immagini kitsch e surreali dal sapore retro-moderno.

 

Dominic Hawgood Under the Influence, 2014

L’inglese Hawgood si descrive come un’artista poliedrico, a cui piace sperimentare con vari mezzi: fotografia, CGI, lighting design e installazioni. La sua ricerca parte da un interesse nel rapporto “mente-tecnologia” e “gioca con l’impossibilità di ricreare emozioni e sentimenti”. Ci siamo fatti dire qualcosa in più sul suo lavoro.

Sull’ispirazione dietro la serie: “Under the Influence guarda alla mercificazione della fede nella modernità, e prende spunto dalle molte chiese africane a Londra. Ero intrigato dalla mercificazione dell’acqua e dalle pratiche di liberazione, e l’esperienza diretta dell’aver assistito a esorcismi mi ha spinto a dar vita a un progetto al riguardo. Le funzioni erano così teatralizzate che mi sono chiesto se fossero autentiche, e ho deciso di creare una serie che comunicasse un senso di ambiguità ad ogni livello. Non ho mai rivelato informazioni riguardo il lavoro, e il progetto è cross-platform…come rendering di architettura, installazioni luminose, CGI, immagini in movimento, testi, fotografie”.

Sul suo processo creativo: “È in continuo cambiamento e evoluzione. Sto per rilasciare una nuova serie, Casting out the self, e questa comprenderà scansioni 3D che si spingeranno nell’animazione, includerà nuovi processi fotografici e una collaborazione suono-digitale”.

 

FOAM Talent 2016 è aperta al pubblico fino al 22 Maggio 2016, presso la Beaconsfield Gallery, Londra.